UnA COMMEDIA TRAGICA SCANDITA DAGLI INCISIVI MONOLOGHI DI ILARIA DUZZICi potrebbe capitare di vederli avvolti nelle loro coperte di cartone persino in una rovente sera d’estate. All'angolo di una via, o nell'androne di un porticato. Ma anche nell'inconsueto spazio del chiostro di Sant'Eufemia, sul palco della rappresentazione allestita da Micromega nell'ambito del Teatro nei cortili. Sono i clochard de La corte dei piccoli miracoli, commedia drammatica in due atti di Aldo Cirri diretta da Enrico Metrella, in scena fino al 14 luglio. Alquanto magro il pubblico della quarta replica, probabilmente asciugato dagli Europei che nel frattempo si disputavano fra Portogallo e Francia. Ripetuti e accorati, viceversa, i consensi espressi negli applausi. Ma più che il riso, o il pianto, la narrazione ha suggerito sguardi nuovi sull'umanità di tutti i giorni, prospettive diverse sulle più comuni cose della vita: le comodità, le necessità, le relazioni, gli affetti. La scena si svolge in un angusto cortile tra il retro di una trattoria e le rovine di una fatiscente chiesetta, dove una dopo l’altra si dipanano storie di sofferenza, miseria, violenza, disagio, sfruttamento. I vissuti più disparati si intrecciano in uno spazio dove tutto può accadere. Persino piccoli miracoli. Tra le iniziali diffidenze reciproche, e le lamentele di chi, ormai, a relazionarsi con gli altri non era più abituato, maturano gesti di accoglienza, solidarietà, reciproco soccorso. Qualità umane che in realtà, Paride, Romeo, Beatrice, i senzatetto finiti sulla strada, ciascuno per un personale motivo, non hanno mai smarrito, e che solo grazie all'incontro con l’altro (la prostituta, il tossicodipendente, ecc.) riescono a ripulire da quella fuliggine del traffico cittadino depositatasi oltre che sui loro stracci, anche sui propri sentimenti. La strada diventa maestra di tutti. E a loro volta, gli inquilini di quella corticella desolata, diventano inconsapevoli maestri l’uno dell’altro. Così, i barboni (Enrico Pasetto, Lorenzo Goldin, Sandra Duzzi) scoprono che la «miseria» umana accomuna molte persone; la docile suor Chiara (Federica Leonardi) trova conferma di quanta misericordia germogli nelle vie; il faccendiere ritrova la retta via. Incisivi i monologhi di Ilaria Duzzi, che nei panni della visionaria Maria insinua nel pubblico accorte riflessioni. Francesca Saglimbeni L'Arena 12/07/2016 |
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